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I 7 Vizi Capitali

Pubblicato il 20 Gen, 2025 da La Via da seguire
settima legge universale

Elenco dei 7 Vizi Capitali

SUPERBIA: dal latino “superbos” (superbo), mostrarsi al di sopra, con forza
INVIDIA: dal latino “invidere” (separare), guardare con disprezzo
LUSSURIA: dal latino “Luxuria” (abbondanza) sfrenato appetito carnale
GOLA: dal latino “Gula” , cavità dove inserire cibo per appagarsi
ACCIDIA: dal greco “Akedia” trascuratezza per la curiosità dell’anima
IRA: dal latino “Ire” aggressività, messa in moto di furia sanguigna
AVARIZIA: dal latino “Avarus” desiderio di avere, possedere senza separarsene.

Dei Sette Vizi Capitali, l’Orgoglio è il peggiore. Rabbia, Avarizia, Invidia, Lussuria, Accidia, Gola – riguardano il rapporto degli uomini tra di loro e con il resto del mondo. L’Orgoglio, invece, è assoluto. È la rappresentazione della relazione soggettiva che una persona
intrattiene con sé stessa. Quindi, tra tutti, è il più mortale. L’Orgoglio non ha bisogno di un oggetto di cui essere orgogliosi. È narcisismo portato all’estremo.

Significato dei 7 Peccati Capitali

Superbia

La superbia si manifesta in noi, per gli uomini con la sottomissione degli altri, nella donna nell’ammirazione degli altri.
Potere e presunzione sono il connubio della superbia. Questa si manifesta con una eccessiva autostima, trovando disprezzo per gli altri.
Chi è superbo, spesso giudica gli altri, usa sentenze sugli altri uomini. È il peccato più mortale per lo spirito, perché il superbo si sente Dio
La superbia è la mancanza d’umiltà, un eccesso di ciò che chiamate in modo scorretto “amor proprio”.
Le due questioni principali che deve superare lo spirito in questa fase sono la mancanza d’umiltà e l’attaccamento, cioè la difficoltà di condividere l’amore di quelli che ama. Il superbo si crede molto sicuro di se, crede che non ha bisogno degli altri e si considera autosufficiente per qualsiasi cosa.
Anche se è disposto ad aiutare al prossimo, raramente chiede aiuto, anche se ne ha veramente bisogno, perché il suo difetto gli fa credere che chiederlo è sinonimo di debolezza.
Per questo si protegge dagli altri, cercando di nascondere le sue necessità, le debolezze e i difetti, affinché nessuno noti il suo stato d’animo e perché nessuno gli dica: cosa ti succede? Hai bisogno di aiuto? Se qualcuno se ne accorge, si innervosisce e si arrabbia,
perché fa fatica ad ammettere che non è autosufficiente.
Diventa diffidente, irascibile ed arrogante. Il superbo è meno suscettibile dell’orgoglioso e si sente meno ferito quando viene trattato con ingratitudine o quando si sente ingannato o calunniato, ma diventa arrogante e irascibile in quelle situazioni in cui si sente impotente, in quelle situazioni in cui non può agire in base a quello che aveva previsto.
Ad esempio, uno quando è disprezzato o deriso da qualcuno al quale sta cercando di capire o aiutare, diventa irascibile e arrogante, potendo rispondere con frasi del tipo: “tu non sai chi sono io”, “come ti permetti?” o “chi ti credi di essere per parlarmi in questo modo?”.
Questa difficoltà ad accettare l’ingratitudine e la calunnia è dovuta ad una mancanza d’umiltà.
Questo lo porta a comportarsi diversamente con gli altri perché li giudica e li classifica.
Se non è capace di riconoscere il suo difetto e superarlo, la diffidenza prenderà il sopravvento e quando alcune persone gli si avvicineranno per chiedergli aiuto, i suoi pregiudizi lo porteranno a difendersi da queste persone, decidendo di non aiutarle secondo le loro necessità, ma in funzione alla diffidenza, alla paura e alla protezione che
sente nei loro confronti. In questo modo non si può essere giusti ed equi.
Il superbo si crede autosufficiente, ma in verità per essere felice, anche se gli è difficile riconoscerlo, necessita amare e sentirsi amato come qualsiasi altra persona.
Per questo, la sua convinzione di autosufficienza crolla nel momento in cui sente insicurezza nei sentimenti.
Questo timore di perdere l’amore che pensava fosse sicuro, gli fa sentire diffidenza, tristezza, disperazione e impotenza.
Questo succede perché soffre ancora d’attaccamento, cioè la difficoltà di condividere l’amore di coloro che ama.
Cos’è la vanità e come si manifesta?
La vanità è la forma più primitiva dell’egoismo ed è una caratteristica degli spiriti più giovani.
Anche se molti hanno evoluto in intelligenza non sanno ancora cosa sono esattamente i sentimenti.
La caratteristica principale del vanitoso è il continuo interesse per poter soddisfare i suoi bisogni, soprattutto le necessità e i desideri più primitivi. Raramente si preoccupa delle necessità degli altri.
Esagera con la pratica del suo libero arbitrio ed in molte occasioni invade il libero arbitrio degli altri senza rendersene conto.
La persona vanitosa pretende di essere il centro d’attenzione ed essere lodato da chi lo circonda.
Visto che non sa esattamente che cos’è l’amore non riesce a distinguere bene tra l’amore vero e il compiacimento.
Più che amare, necessita e desidera.
Per questo nelle sue relazioni, cerca più la fama, l’ammirazione, la lode e cerca di compiacere e soddisfare i propri desideri, più che amare o essere amato.
Il vanitoso compara continuamente se stesso con gli altri, cercando sempre di essere superiore.
Spesso burla e diffama coloro che pensa siano inferiori in concetti o in condizioni materiali ed elogia eccessivamente a coloro che può utilizzare per i propri scopi. Di solito agisce ingiustamente per fare i propri interessi e frequentemente modifica la verità per poter mascherare le proprie azioni egoiste.
Molte volte si sente insoddisfatto con se stesso, a causa del poco sentimento che emana e per questo fugge paurosamente dalla solitudine.
Necessita molto alle altre persone, le quali intenta manipolare ed assorbire per soddisfare non solo le proprie necessità ma anche i suoi gusti e capricci, arrivando al punto di schiavizzare psicologicamente e fisicamente le persone che lo circondano.
Si stanca subito delle relazioni che non soddisfano i suoi desideri, considerandole inappropriate.
Sono spiriti che assorbono e manipolano spesso e volentieri le persone più deboli della loro famiglia, come il partner o i figli e nelle relazioni lavorative i suoi dipendenti, pensando che sono persone di sua proprietà e che non possono scappare dalla loro influenza.
Quando non ricevono l’attenzione che credono meritarsi, cercano di chiamare l’attenzione degli altri in qualsiasi forma e a qualsiasi prezzo, utilizzando il vittimismo, l’aggressione, il ricatto, l’inganno e qualsiasi altra forma di manipolazione che sia a loro disposizione.
A causa della vibrazione così negativa ed asfissiante, quando il suo difetto si manifesta finisce per estenuare le persone che lo circondano.
Se uno non conosce la vanità, e non sa come controllarla, difficilmente la può sopportare.
Questa è la ragione per cui ha molti conoscenti ma pochi amici. Il vanitoso si stanca facilmente di tutto quello che costa fatica e cerca che altre persone assumano la loro responsabilità nonostante si vanti costantemente di quanto sia capace di fare, disprezzando il lavoro degli altri.
Quando soddisfa a qualcuno, raramente lo fa disinteressatamente e discretamente, comunque sempre vantandosi e cercando sempre qualcosa a cambio, che normalmente è maggiore del gesto che essi hanno avuto rispetto agli altri.
Un vanitoso non pretende essere una buona persona, solo apparirla.

Ci sono vizi correlati alla superbia che sono:

 

  • VANITA’
  • MANIE DI GRANDEZZA
  • GIUDIZIO
  • SOTTOMETTERE GLI ALTRI TRAMITE IL POTERE
  • ONNIPOTENZA

Invidia

Correlazione tra ostentazione e invidia. La prima cerca l’affermazione della propria superiorità, la seconda la nega. L’invidia fa nascere dentro noi esseri umani, la tristezza, trovando gli altri con qualità migliori che noi non possediamo. Nasce dal paragonarsi agli altri, trovando dentro noi povertà, per poi giudicarli in malo modo per quello che hanno o per quello che sono. L’invidioso trova felicità o appagamento dentro di se, quando agli altri la vita va male, in particolar modo se perdono qualcosa che agli occhi degli altri, questo o quello era speciale. L’invidioso è colui che non lavora mai su di sé per migliorare. L’invidia che ha dentro rimane nei suoi sentimenti poveri, sperando che anche gli altri vivano la sua povertà interiore.
C’è una correlazione tra ostentazione e l’invidia. L’ostentazione cerca l’affermazione della propria superiorità. La seconda, la nega sempre! L’invidia è la tristezza che nasce nell’uomo nel constatare che altri individui hanno qualità o cose che lui non possiede.
L’invidia nasce sempre dalla miseria interiore del paragonarsi agli altri: questo è uno di quei vizi che ci porta alla distruzione delle relazioni. Ci porta alla distruzione di tutto ciò che ci può legare agli altri proprio con quel paragonarsi agli altri giudicandoli negativamente quando qualcuno ha qualcosa che io non ho, cerco di giudicarlo e trovo
sempre tutti i difetti che non sono reali, ma dettati dall’invidia.
L’invidioso non lavora mai su di sé per sciogliere l’invidia che ha dentro affinché possa crescere ed esprimersi e sviluppare le proprie capacità. Quello che vuole è rimanere nei suoi limiti, sperando di vedere gli altri nella sua stessa miseria e situazione, in modo da stare tranquillo e in modo che gli altri non gli possano fare da specchio nel quale vedrebbe
riflessa la sua condizione spirituale e materiale nella quale vive.

I vizi correlati all’invidia sono:

 

  • GELOSIA
  • MALAUGURIO
  • CONFRONTO (negativo)
  • AUTOGIUDIZIO NEGATIVO DA CONFRONTO

Lussuria

Il sesso fine a sé stesso, svuota lo spirito, per riempirlo serve l’amore. Nella lussuria, si perde sé stessi dentro al piacere del sesso. La lussuria non prova amore per sé stesso o per l’altro; non viene accolta la riproduzione, è solo un cibarsi dell’atto sessuale in sé.
Spesso si passa da persona a persona per provare quel piacere insaziabile che viene scaricato ad ogni orgasmo. Il sesso fatto con amore è nobile, perché unisce gli innamorati, esaltando il sentimento in una unione fisica. Al contrario, il sesso per un lussurioso, separa
sé stesso dall’altro e diventa solo un mezzo per il proprio piacere personale.
La dipendenza al sesso può essere una manifestazione, tanto della vanità, come dell’orgoglio, ma è una dipendenza diversa in entrambi i casi, in cui si possono distinguere la lascivia, che è una caratteristica del vanitoso, e la lussuria, che è propria dell’orgoglioso e del superbo.
La lascivia è caratterizzata da un’inclinazione eccessiva verso il piacere sessuale, uno strumento indispensabile che il vanitoso utilizza per sentirsi riconosciuto, ammirato e compiaciuto dagli altri. I vanitosi si interessano eccessivamente ai piaceri sessuali per soddisfare a se stessi e raramente pensano alle necessità del loro partner.
Spesso utilizzano il sesso per assorbire da altre persone, per sommetterle alla propria volontà o per darsi importanza.
Quando si sono stancati, saturi dei loro sensi, cercano nuovi stimoli per eccitare nuovamente il loro desiderio sessuale.
Alcuni, ad esempio, cambiano spesso di partner, mentre altri possono arrivare alla sessualità degenerata come il sadismo, il masochismo, il coinvolgimento di altre persone in orge, spesso costringendole contro la loro volontà.
Nel caso dell’orgoglioso, invece, la dipendenza al sesso è dovuta ad una necessità o un vuoto affettivo causato dal fatto di non aver trovato la persona amata, oppure per reprimere o non voler riconoscere i sentimenti di amore verso una determinata persona.
L’orgoglioso, quindi, ha bisogno di amare ed essere amato, ma se non lo riconosce e reprime questa necessità affettiva, cercherà conforto nel sesso e lo utilizzerà come una valvola di sfogo. In poche parole, compensa la mancanza di amore con sesso.
Per questo esiste un appetito sessuale eccessivo e insoddisfatto, impossibile di poter colmare con la relazione sessuale, perché il vuoto che sente è un vuoto emozionale.
È quindi alla disperata ricerca di questo sentimento, ma se utilizza il sesso per riempire il vuoto che sente, rischia di arrivare alle degenerazioni che ho esposto precedentemente.

I vizi correlati alla lussuria sono:

  • SVUOTAMENTO INTERIORE
  • INGORDO VORACE E INSAZIABILE
  • NON ACCOGLIERE L’ALTRO, PERCHE’ CIECO, OFFUSCATO DAL DESIDERIO
    SESSUALE.

Gola

Riempire un cuore vuoto d’amore, con cose, persone, denaro. Il vizio della gola, è l’insaziabilità e ingordigia massima, non solo del cibo, ma bensì di qualsiasi cosa.
Quando parliamo del vizio della gola, parliamo di ingordigia di emozioni, pensieri di accumulo di denaro tramite qualsiasi mezzo.
La gola è il peccato della voracità, insaziabilità sul piano spirituale e materiale.
Una mente sempre in movimento, carica di pensieri è quella di una persona che ci si rifugia per non lavorare su se stessa e migliorarsi.
Gola e lussuria, vanno di pari passo, insaziabilità, voracità. La gola può manifestarsi anche con il disprezzo nei riguardi dell’abbondanza.
Il vizio della gola coincide con un desiderio d’appagamento immediato del corpo fisico per mezzo di qualche cosa di materiale che provoca compiacimento. É un’irrefrenabilità, un’incapacità di moderarsi nell’assunzione di cibo o, più in generale, nell’oralità (gli
alcoolisti e i fumatori accaniti commettono peccato di gola).
Ma non solo! Quando parliamo di gola, ne parliamo anche a livello animico-spirituale; perché anche chi è in balia di emozioni, di pensieri manifesta il vizio della gola.
Fondamentalmente il gustare i piaceri fisici in modo equilibrato, fa parte dell’essere vivi, umani; avere pensieri e emozioni che riusciamo a gestire, è giusto. È l’eccesso che è sbagliato.
Ma perché sentiamo la necessità di essere così voraci, ingordi, di eccedere?
Perché cerchiamo di riempire un vuoto che sentiamo dentro noi, una mancanza d’amore e fiducia nei nostri confronti. Basterebbe amarsi di più, avere fiducia in noi stessi senza proiettarsi all’esterno, aspettando riconoscimenti da fuori. Nel momento che mi amo, ho fede in me, riempio questo vuoto e non sento più il bisogno di esagerare con cibo, alcolici, fumo; di emozioni forti e adrenaliniche, di rimuginamenti.
Trasmutare il vizio della gola in fede in me stessa. Gola-Cupidigia-Assorbenza.
La cupidigia è il desiderio eccessivo di voler possedere sempre di più, tanto beni materiali, come di qualsiasi altra entità, senza considerare le necessità degli altri. Il cupido è colui che non si accontenta mai di quello che possiede, desiderando e combattendo anche per
quello che non gli appartiene. I cupidi sono spiriti che sperperano, perché non apprezzano quello che hanno.
Sono invidiosi perché bramano sempre per possedere quello che non è loro. Quando lo spirito passa dalla vanità primaria alla vanità avanzata, la cupidigia materiale si trasforma in cupidigia spirituale o assorbenza.

Parliamo di assorbenza quando la persona cerca, coscientemente o incoscientemente, di attrarre l’attenzione di altre persone quanto più tempo gli sia possibile, manipolando i sentimenti per soddisfare i suoi bisogni e senza preoccuparsi di violare o forzare il libero arbitrio delle persone che vogliono assorbire.
La persona assorbente quindi difficilmente rispetta agli altri, perché pensa solo a se stessa e fa di tutto per attrarre l’attenzione, utilizzando spesso il vittimismo.
L’assorbenza, è relazionata con l’attaccamento, e può capitare che le due forme di egoismo agiscano contemporaneamente e con un’intensità simile.
Chi soffre d’attaccamento normalmente è assorbente e l’insieme di queste due forme di egoismo è la gelosia.
Le persone cupido-assorbenti normalmente sono persone invidiose, perché desiderano quello che non hanno.
Per il cupido, l’oggetto del desiderio potrebbe essere una possessione materiale, mentre per l’assorbente qualcosa di spirituale.

I vizi correlati alla gola, sono:

  • SPRECO
  • AVIDITA’
  • BRAMOSIA
  • RIMUGINAMENTO MENTALE

Accidia

 L’accidia, è il rifiuto al vivere. Si esprime con inerzia e noia nel praticare le cose da fare (poca azione). L’accidia, come vizio, trova la difficoltà nell’apertura al nuovo, nel vivere le situazioni o vicissitudini in modo meccanico. Questo si manifesta sia a livello materiale
che spirituale.
L’accidia blocca ogni tipo di ritmo di dinamicità, vorrebbe che tutto fosse inerme, senza gioia né sofferenza. Il poter vivere non “è fatica”, ma una gioia unica.
Tristezza-Accidia (disperazione, amarezza, rassegnazione).
La tristezza, è uno stato emozionale di abbattimento e decadenza morale e si manifesta per le stesse ragioni dell’aggressività, ma solo quando la persona è o diventa più sensibile.
Per questo è più difficile capire che proviene dall’egoismo, perché risulta meno evidente.
I sentimenti d’impotenza, colpevolezza e in alcune occasioni la rabbia e la disperazione, sono in realtà un insieme di tristezza e aggressività.
La tristezza si può manifestare quando la persona si abbatte, quando si perde d’animo perché non vede i risultati che si augurava o quando questi risultati non sono quelli che si aspettava.
Ci sono vari tipi di tristezza, ognuno con una caratteristica differente.
L’amarezza ad esempio è una tristezza cronica di lunga durata che impedisce la realizzazione delle azioni quotidiane, profondamente attecchita all’interno e molto difficile da superare, perché dà alla persona una sensazione di morte lenta ed inesorabile.
È relazionata con la rassegnazione, che è una forma di tristezza caratterizzata dalla mancanza di un motivo per il quale vivere e lottare, generalmente legata a una circostanza che la persona assimila con difficoltà.
Un caso estremo di tristezza acuta e intensa è la disperazione, che impedisce alla persona di realizzare qualsiasi azione della sua vita quotidiana e che la può portare a squilibrarsi psichicamente e commettere fatti estremamente deleteri, come mettere in pericolo la
propria vita o quella degli altri.

I vizi correlati dell’accidia sono:

  • NOIA
  • MECCANICITA’
  • DEBOLE APERTURA AL NUOVO
  • IMMOBILITA’, IMMOBILISMO

Ira

L’Ira, la possiamo definire un irrefrenabile impulso, annebbia la nostra mente, distrugge ciò che si ha di fronte, uccide il cuore, si uccide e si distrugge per un torto subito. L’ira si nutre dei nostri istinti, annebbia la ragione dell’uomo, uccide pensieri e sentimenti. Così, l’uomo pieno di ira nella mente e nel cuore, porta odio dentro di sé. E se utilizziamo l’ira
per vendicarci, questa diventa implacabile. Per fermare l’ira, bisogna perdonarsi, perdoniamo noi stessi e gli altri per i torti subiti. L’ira è alla base dell’odio, l’ira acceca il perdono, per noi stessi e per gli altri.
Cos’è il rancore?
Il rancore è un odio con effetto ritardato che diminuisce progressivamente con il tempo, generalmente rivolto verso le persone che ci hanno ostacolato o ci hanno fatto del male o a coloro che consideriamo colpevoli o responsabili delle situazioni difficili della nostra vita.
Le situazioni che hanno stimolato questo tipo d’aggressività possono essere accadute in un tempo lontano, ma la persona che soffre di rancore le conserva nella sua memoria e le utilizza per stimolare l’impulso aggressivo, aspettando l’occasione per vendicarsi, convinta
che in questo modo riuscirà ad alleggerire il suo odio.
Da dove nasce il rancore?
Il rancore nasce dall’insoddisfazione di non aver vissuto in base alle proprie sensazioni.
È generalmente rivolto a quelle persone che hanno contribuito o collaborato ad ostacolare la realizzazione di progetti che uno si era prefissato.
Nasce anche dall’incapacità di assimilare alcune circostanze difficili che deve sopportare per colpa di altri o semplicemente per essersi lasciato trascinare dai propri difetti (paura, comodità, mancanza di volontà, incomprensione, trascuratezza, ecc…).
Come si può vincere?
Prendendone coscienza e cercando di vedere che il dolore proviene dal nostro interno. Dobbiamo avere il coraggio di modificare ciò che non ci piace, anche se questo può portare allo sviluppo di nuovi problemi.
Invece di cercare i colpevoli al di fuori, cerchiamo di capire che certe circostanze negative della nostra vita, che sembrano una fatalità del destino, a volte sono prove che noi stessi abbiamo scelto, prove indispensabili per superare i nostri difetti e per aumentare la nostra capacità di amare incondizionatamente.

 

I vizi correlati all’ira, sono:

  • FRUSTRAZIONE
  • VIOLENZA
  • CATTIVERIA
  • RABBIOSITA’
  • IRASCIBILITA’

Avarizia

L’avaro, è colui che accumula beni materiali e denaro, fino al suo ultimo giorno, senza godersi le possibilità di fare o comprare, ma non si rende conto che di tutto questo ne godranno gi altri e non lui.
L’avaro si identifica nei beni materiali, è un altruista nascosto. Spesso, questo attaccamento alla materialità, fa si che la persona soffra al pensiero di doversene separare.
Troviamo una differenza tra avidità/gola, che è un attaccamento morboso agli animali, beni materiali, persone, l’insaziabilità ad accumulare qualsiasi cosa. L’avaro, venera e dora tutto ciò che è materiale, non amando lo spirito.
L’avarizia è la smania eccessiva di accumulare beni materiali.
La persona avara, materialmente parlando, è una persona che ha molto da dare, però si rifiuta di condividere ciò che considera suo con chi gli sta vicino.
Quando lo spirito avanza nella conoscenza dei sentimenti mantiene la sua incapacità di condividere e l’avarizia materiale si trasforma in avarizia spirituale. L’avarizia spirituale è l’attaccamento o difficoltà nel condividere l’affetto delle persone che sono considerate, in maniera scorretta, proprietà di uno, come ad esempio un figlio, il partner ecc… Chi soffre di attaccamento normalmente vuole bene a pochi e pretende che gli altri facciano altrettanto.
C’è molta gente che, sbagliandosi, crede di amare e dice che soffre molto perchè ama molto, quando realmente la sofferenza prova che è dovuta all’attaccamento. Solamente quando lo spirito avanza incomincia a riconoscere la differenza tra amore e attaccamento.

I vizi correlati all’avarizia, sono:

  • POSSESSO/GELOSIA
  • AVIDITA’
  • ATTACCAMENTO SMISURATO
  • CECITA’ SPIRITUALE
Giovanni Malagoli

Giovanni Malagoli

Mi chiamo Giovanni Malagoli, sono studioso delle 12 fiamme sacre, delle energie divine, dei Maestri, dei templi, e degli esseri di Luce che ne fanno parte. Sono Maestro e studioso dei Registri Akashici.

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